Dal Giappone con furore

Matsuhisa Kojima, pilota di motocross di successo in Giappone nei tardi anni '60, fonda la Kojima Engineering dopo aver fatto una fortuna come importatore di banane. Inizia schierando delle March nella Formula 2 giapponese, poi, stimolato dal fatto che il Giappone organizzerà per la prima volta un Gran Premio, decide di scendere in campo anche in Formula Uno, per poter debuttare al Fuji. Come progettista viene scelto Masao Ono, già creatore della Maki: la vettura monta il classico motore Cosworth DFV e il cambio Hewland, il telaio è in monoscocca in alluminio, molte parti della meccanica però sono di produzione giapponese. Kojima stringe un accordo con la Dunlop per la fornitura delle gomme per il Gran Premio.

La vettura viene testata nell'autunno del '76 col giapponese Masahiro Hasemi, buon pilota nelle categorie inferiori, alla guida; infine la Kojima debutta in Formula Uno nel Gran Premio di casa, sul circuito del Fuji, sempre con Hasemi. La vettura, tutta nera e caratterizzata da un posto di guida circondato da una alta struttura sui lati, stupisce subito per la sua competitività: durante le prove del venerdì Hasemi infatti ottiene il quarto tempo provvisorio. Purtroppo, forse a causa del cedimento della sospensione anteriore, nella seconda sessione di prove la Kojima esce rovinosamente di pista. Hasemi è illeso, ma la KE007 è distrutta. Fortunatamente, le officine della Kojima Engineering non sono lontane dal circuito, e la vettura viene ricostruita in tempo utile per la corsa, dove, grazie all'exploit del venerdì, Hasemi potrà schierarsi in quinta fila col decimo tempo. In gara, la Kojima si comporta dignitosamente finché non inizia ad avere problemi di gomme che la costringono più volte ai box. Durante una di queste soste, viene montato un set di gomme Dunlop speciali da pioggia che permette ad Hasemi di far segnare il giro più veloce della corsa (anche se qualcuno nutrirà più di un dubbio e parlerà di un errore dei cronometristi). Hasemi finisce undicesimo ed ultimo, ma è entrato comunque nella storia.

L'anno successivo, in previsione del Gran Premio del Giappone, la Kojima progetta una nuova monoposto, la KE009, evoluzione della KE007 rispetto alla quale è più affinata nell'aerodinamica, e vengono costruiti due telai, uno per il pilota ufficiale del team, Noritake Takahara, e uno per la Heros Racing che mette in pista Kazuyoshi Hoshino. Stavolta le gomme utilizzate sono delle Bridgestone, mentre il motore è sempre il Cosworth DFV. Le due Kojima si qualificano 11. con Hoshino e 19. con Takahara, in gara, Hoshino conclude ancora in undicesima posizione, mentre Takahara è costretto al ritiro durante il secondo giro: per evitare una ruota persa da Andretti, il giapponese e Hans Binder vanno in testacoda ed escono di pista. L'avventura della Kojima in Formula Uno termina qui, il team torna in Formula 2, ma senza successo.